“Il terreno gelato non era un grande problema. Poi abbiamo organizzato ogni lato in squadre, allineando in righe multicolore il calcio al centro. La partita si è conclusa 3-2 per la squadra di Fritz”.

La squadra di Fritz era la Germania. Quella di Tommy era l’Inghilterra. Nessuno dei due giocava in casa, né in un grande stadio. Il terreno gelato è quello della terra di mezzo di Ypres, in Belgio, dove nel dicembre del 1914 si combatteva una delle più sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale.
I soldati di entrambe le parti sono stremati, vivono nelle trincee da mesi, abbandonati al gelo di una terra non loro, accompagnati in ogni istante dallo spettro della morte. Solo gli auguri ricevuti per posta dalle famiglie ricordano loro che è la Vigilia di Natale.
Qualcuno inizia a cantare, per spezzare la tristezza che incombe. Presto ci si accorge che dall’altra parte si sta facendo la stessa cosa, anche se con parole diverse. Si sbircia, cautamente, sollevando la testa poco oltre la trincea. I più coraggiosi escono e si dirigono verso i nemici, che per una volta non sembrano tali. Dalla parte opposta accade lo stesso. Inizia la Tregua di Natale. Per poche ore i soldati ritornano uomini.
All’improvviso spunta un pallone fatto di stracci cuciti, si mettono due sassi come porta, si fanno le squadre e la partita ha inizio. La terra di nessuno, per giorni teatro di massacri, diventa terra di tutti, un campo da calcio, un luogo d’incontro.
In un momento in cui l’umanità aveva toccato il fondo, uno spiraglio di speranza arriva dal calcio.
Finì 3-2 per la squadra di Fritz, ma, in realtà, vinsero tutti.

Buon Natale.
Martino Probo