Ho avuto il piacere di ascoltare chi ha dato un nome e una storia alla Calcistica Romanese: Antonio Danelli, 86 anni il prossimo giugno. È un peccato che non la si possa riascoltare. È stato un vero viaggio nel passato, arricchito da preziosi dettagli e divertenti aneddoti. Un dialogo capace di raggiungere anche generazioni lontane da quegli anni, che poco hanno potuto conoscere di una grande Squadra e di un grande Presidente.

Inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio nel 1958 con una squadra chiamata Arsenal: “Con un gruppo di amici prendevo il treno per andare a Treviglio; io non ero un calciatore. Il mio sport era sempre stato il ciclismo, e proprio durante una gara tra Sola e Romano ho conosciuto Albino Trepla: siamo arrivati in volata noi due, secondo me aveva vinto lui, però io ho fatto uno sprint, ho allungato la mano e hanno dato la vittoria a me. Da lì siamo diventati amici”. Un’amicizia che durerà fino alla scomparsa di Trepla nel 2020 e che li vedrà protagonisti per quasi venticinque anni di una grandiosa avventura: “Albino aveva già giocato a pallone, prima nella Fiorita e poi nella Pagazzanese. Nel 1960 l’allora Presidente della Romanese Majer e il Professor Masneri avevano deciso di lasciare la squadra, e allora io e Albino, insieme ad Alessandro Bresciani, che ci ha dato una mano, l’abbiamo rilevata e siamo ripartiti dalla Seconda Categoria. Non abbiamo speso soldi, fu più un acquisto simbolico, ma se non fossimo intervenuti noi la squadra sarebbe stata dimenticata. Lo stesso anno sono diventato Presidente, e lo sono rimasto fino al 1983, sempre vicino ad Albino, che era l’allenatore. Tra di noi mai uno screzio, è stato un rapporto di vera amicizia. Era una persona squisita, ci si trovava il lunedì sera in sede e lui ritagliava foto e notizie da mettere in bacheca. Faceva tutto lui, e non si tirava mai indietro anche quando c’era da contribuire economicamente”.

Sarebbe stato triste vedere Romano senza una squadra di pallone: “la nostra decisione è stata presa anche per dare prestigio alla nostra città, nonostante comportasse impegno e costi.

La stagione fondamentale per la squadra è quella 1970-1971. Dopo un eccellente campionato, la Romanese raggiunge la Serie D. Gli artefici di questa impresa furono: Baroni, Doneda, Torrigiani, Zampoleri, Belometti, Lanzeni, Strevignoli, Camotti, Cominelli, Bonanomi, Maffi, Manzoni, Boffelli, Quarti, Rainero e Santinelli. “Ottenemmo la D con uno spareggio a Broni, c’erano mille persone al seguito, arbitro era Puppo di Genova. Il primo tempo finì 1-1 con un gol di Cominelli, ma l’arbitro ci fischiava un po’ contro. Nell’intervallo sono andato negli spogliatoi e gli ho… parlato; nella ripresa le cose sono andate meglio: due gol con Camotti e Boffelli. 3-1 e fu Serie D. Mi ricordo che oltre il campo c’era una trattoria con il vino buono, molti sportivi sono tornati il giorno seguente, dopo esser rimasti là tutta la notte. Ancora oggi qualcuno di loro mi chiede ‘Quando torniamo a Broni?’. In serie D ci siamo rimasti fino al 1984, e per tre volte abbiamo sfiorato la C, contro la Pergolettese, la ProPatria e il Venezia-Pordenone. Con la Pergolettese ce ne sono state di battaglie, così come con il Sant’Angelo Lodigiano e la Trevigliese. Per una partita contro il Sant’Angelo sono arrivati al Comunale dieci pullman di tifosi. L’arbitro era uno bravo, Longhi di Roma; c’era una nebbia terribile, tanto che pensavamo sospendessero la partita. Finì 0-0. Quanti bei ricordi”.Ci furono anche momenti di amarezza, sportiva e non solo, più che comuni in un arco di tempo così lungo: “Portare gente allo stadio non era sempre facile, a volta la Città era fredda nei confronti della squadra, bastava perdere un paio di partite e iniziavano a piovere critiche su staff e giocatori. Non era bello, ma si sa che il mondo del calcio bisogna prenderlo così com’è. Preferisco ricordare i Fan Club che si erano venuti a formare e che si organizzavano con i pullman per venirci a sostenere in trasferta”.

La Presidenza Danelli finisce nel 1983, quando, per motivi di lavoro, si trasferisce a Trento. Ma una nuova avventura è dietro l’angolo: “Sono diventato vicepresidente del Trento e mi ricordo, tra le altre, uno spareggio a Mantova contro l’Ospitaletto di Adelio Moro, che valeva per la promozione in C. C’erano 15mila persone a vederla, fu una vera battaglia, vinta ai calci di rigore”.

Più che un articolo, bisognerebbe scrivere un libro per raccontare tutti i ricordi e le esperienze vissute in prima persona dal Presidente. Per questioni di spazio dobbiamo arrivare in fretta al presente, e conoscere la sua opinione sulla continuità storica che unisce la sua Calcistica Romanese alla Nuova Calcistica Romanese: “Sono contento, anche per Romano, che la squadra sia rinata; vorrei essere parte più attiva, ma l’argomento è tabù a casa mia, mia moglie non ne può più di sentir parlare di squadre di pallone! Alla Nuova Romanese auguro di far sempre bene, anche perché vedo che le potenzialità ci sono tutte, la squadra è solida ed è ben organizzata. Purtroppo, ho potuto vederli giocare solo due volte. Speriamo che la squadra di Romano torni presto a competere ad alti livelli”.

La mia generazione poco sa di tutto questo e per me è stato un vero piacere conoscere direttamente da lui questa e altre storie. Consiglio, a tutti quelli interessati, di fermare il Signor Danelli per fare due chiacchiere, riscoprendo una bella storia di una bella persona.

Martino Probo